Il Giappone ha sviluppato un sistema di welfare specifico per gli anziani non autosufficienti, noto come Long Term Care Insurance (LTCI, kaigo hoken), introdotto nel 2000. Questo sistema si basa su un’assicurazione pubblica e nazionale che copre l’intera popolazione contro il rischio di non autosufficienza[1][2][3]. I principali beneficiari sono:
· Tutti gli ultrasessantacinquenni con disabilità o perdita di autonomia
· Persone tra i 40 e i 65 anni con patologie legate all’invecchiamento[2]
Modalità di accesso e valutazione
L’accesso ai servizi avviene tramite una valutazione medica e sociale:
· Si utilizza un questionario dettagliato sulle capacità di svolgere le attività quotidiane.
· Una commissione valuta i risultati, integra il parere di un medico e determina il livello di bisogno.
· Esistono sette livelli di assistenza: i primi due sono preventivi o “leggeri”, i successivi (dal 3 al 7) sono progressivamente più intensi, in base al grado di non autosufficienza[1].
Tipi di servizi offerti
Gli anziani non autosufficienti possono scegliere tra diversi servizi, a seconda delle preferenze e delle necessità:
· Assistenza domiciliare (visite, servizi giornalieri, assistenza di breve durata)
· Strutture residenziali (case di cura speciali, strutture sanitarie geriatriche, strutture mediche)[1][2][4]
· Attività di prevenzione e socializzazione, per evitare il peggioramento della non autosufficienza[1][5]
Non sono previste prestazioni monetarie dirette per i caregiver familiari: il sistema punta a “defamiliarizzare” l’assistenza, affidandola a servizi professionali e riducendo il carico sulle famiglie[1][3].
Finanziamento
Il sistema LTCI è finanziato per il 50% dalla fiscalità generale (Stato e amministrazioni locali) e per il 50% dai contributi assicurativi:
· Gli ultrasessantacinquenni versano una quota della pensione.
· Le persone tra 40 e 65 anni pagano un supplemento sulla loro assicurazione sanitaria, spesso condiviso con il datore di lavoro[2].
· I cittadini coprono solo una piccola parte dei costi dei servizi (in genere il 10%), mentre il resto è a carico del sistema pubblico[1].
Ruolo delle istituzioni e delle comunità
Le municipalità sono responsabili dell’organizzazione e gestione dei servizi, con il supporto delle prefetture[2]. Un team di care manager costruisce piani di assistenza individualizzati e coordina l’erogazione dei servizi[1]. Negli ultimi anni sono state promosse iniziative comunitarie per la prevenzione della non autosufficienza e per favorire l’inclusione sociale degli anziani[1][6][5].
Sfide e criticità
Il sistema giapponese, pur essendo uno dei più avanzati, affronta alcune criticità:
· Insufficienza dell’offerta di servizi rispetto alla domanda crescente, sia nel settore pubblico che privato[1].
· Difficoltà di sostenibilità finanziaria, a causa dell’invecchiamento rapido della popolazione e della diminuzione dei giovani contribuenti[6][7].
· Fenomeni di isolamento sociale e abbandono degli anziani, soprattutto nelle grandi città, dove la famiglia tradizionale è meno presente[7].
1. https://www.secondowelfare.it/long-term-care/ltc-in-giappone-intervista-miyazaki/
3. https://www.ingenere.it/articoli/chi-cura-giappone-che-invecchia
4. https://www.atlanteditoriale.com/anziani-in-giappone-forza-lavoro-o-parassiti-sociali/
5. https://ccia-chiba.or.jp/it/life/welfare/welfare
6. https://www.skopia-anticipation.it/blog/giappone-societa-che-sfida-invecchiamento/
7. https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/nel-giappone-con-pochi-figli-gli-anziani-sono-abbandonati